La Villa dei Mulini

Guardando in lontananza, si comprende perché l'Esiliato scelse questa dimora. Con un colpo d'occhio abbracciava tutta la distesa liquida e all'orizzonte, con il buon tempo era visibile la costa italiana sul canale di Piombino. A est vedeva il faro e controllava l'entrata della rada. Nessuna nave, amica o nemica, poteva passare inosservata.


La Villa dei Mulini è Museo Nazionale delle Residenze Napoleoniche dell'Isola d'Elba, assieme alla Villa di San Martino. E' stata oggetto ultimamente di un primo intervento di modifiche e di restauro sia esterno che interno dopo studi sull'individuazione degli ambienti dell'epoca.

La Casa deve il suo nome al fatto che era stata costruita fra due mulini a vento. Questi mulini non esistevano più quando l'Imperatore sbarcò, erano stati demoliti nel 1808.

La casa allora appariva più piccola di come è oggi. La sua storia ne spiega le ragioni. Costruita nel 1724 da Gian Gastone dei Medici, era formata soltanto da quattro stanze ed era abitata dal giardiniere del governatore. L'isola era diventata francese nel 1801 ed i comandanti del genio e dell'artiglieria raddoppiarono la superficie e se la divisero. Nel 1814, pensando che l'Imperatrice ed il loro figlio lo raggiungessero, Napoleone la fece sopraelevare di un piano e decise di fissarvi la sua dimora. Preparò un progetto che prevedeva anche un salone delle feste al piano nobile, la ristrutturazione dell'attiguo teatrino e la trasformazione in scuderia dell'ex carcere e ne affidò l'esecuzione all'architetto Bargigli. Egli stesso si mise a capo dei lavori.

Avendo fretta di fuggire dalla Casa Comunale, dove la mancanza di igiene e la contiguità con gli uffici lo irritavano, pagò personalmente metà del salario dei muratori. Sovente beveva con loro. Più d'una volta fu visto far colazione con un uovo sodo ed un pezzo di pane. E l'uso della zappa non gli faceva paura. Impaziente, non attese che i Mulini fossero completati. Vi traslocò il 21 maggio, mentre i lavori dovevano proseguirono fino al 1° settembre. Vi abitò con l'umidità del cemento fresco, con l'odore delle pitture, la polvere della costruzione ed il baccano dei colpi di martello.

Si preoccupò personalmente degli arredi e del mobilio. Informato da uno dei suoi fedeli che la sorella Elisa, La Baciocca come la chiamano in Toscana, era fuggita da Piombino per rifugiarsi da Murat, inviò degli uomini che con la massima naturalezza effettuarono il trasloco della mobilia, lo smontaggio delle persiane e dei pavimenti, lasciando ironicamente anche una ricevuta all'interdetto generale Starhengerg.

Un colpo di fortuna poi l'aiutò a completare gli arredi: Napoleone venne a sapere che una nave, rifugiatasi per una tempesta nel golfo di Porto Longone, conteneva l'arredamento di Camillo Borghese, l'illustrissimo principe romano, sposo di Paolina Bonaparte, ma ormai di fatto separato, che si stava rifugiando a Roma. "Bah!" fece Napoleone stropicciandosi le mani, "tutto questo non esce dalla famiglia!".

Purtroppo il mobilio originale è andato disperso. Dopo la Restaurazione il granduca Ferdinando III, rientrato in possesso dell'Isola dopo Waterloo, confiscò per sé il palazzo miniatura e vendette i mobili a diversi commercianti di Firenze, poi il principe Demidoff, fanatico bonapartista, finanziò le ricerche dell'arredamento originale, alla sua scomparsa l'arredamento andò disperso una seconda volta. Nuove ricerche effettuate in Toscana permisero di riammobiliare i Mulini verso il 1952 con mobili provenienti dal Primo Impero, dalla Monarchia di Luglio e dal Secondo Impero. Ecco perché i mobili che oggi possiamo vedere non sono tutti di "epoca napoleonica".

Anche durante il breve esilio elbano, Napoleone non rinunciò al piacere di possedere "une bonne bibliothèque", espressione materiale del suo grande desiderio di conoscere la storia e gli uomini; pertanto, nell'arco di pochi mesi, riunirà una raccolta libraria di ben 2378 volumi. Al primo nucleo, composto dalle 186 opere scelte personalmente nelle due biblioteche del castello di Fontainebleau, la notte prima di lasciare la Francia, si sarebbero aggiunti i libri inviati dallo zio cardinale Fesch, gli acquisti fatti a Livorno e in altre città italiane, alcuni doni e i volumi appartenuti al Corpo del Genio Militare, di stanza nella palazzina prima del suo arrivo. A riflettere meglio gli interessi di Napoleone sono proprio i volumi provenienti da Fontainebleau che, riconoscibili per la raffinata legatura in pelle su cui è impresso lo stemma imperiale, in alcuni casi sono risultati provenire direttamente dal patrimonio dei Borboni. Come risulta dall'inventario conservato alla Bibliothèque Nationale di Parigi è la storia l'argomento dominante, della raccolta, dalla storia classica greca e latina alla storia antica e moderna della Francia, sino alla storia della Corsica, isola natale di Napoleone. Non mancano opere di letteratura, dai classici greci (Esiodo e Omero), agli autori latini (Virgilio e Ovidio), sino all'opera omnia di Voltaire. Anche il teatro occupa un posto di rilievo sia con la produzione comica (le commedie di Molière, Regnard e Dancourt), sia con quella tragica (Racine).

In questa casa faceva un caldo torrido durante l'estate del 1814. Pons de l'Hérault scriverà, nei suoi Souvenirs: "Il sole era bruciante come ai tropici, i suoi raggi infiammati sembrano impedire ai venti alisei di rinfrescare le montagne granitiche e ferrugginose dell'Isola d'Elba. Questo calore eccessivo affaticava l'Imperatore. Il suo palazzo imperiale di Porto Ferrajo era veramente di fuoco.". Come rimedio, Napoleone si bagnava sulla spiaggia de "Le Viste", e per raggiungerla gli era sufficiente scendere dal giardino per una strettoia infossata che portava ad una grotta scavata sotto la scogliera. "Una vista magnifica!" mormorava l'Imperatore.
LA VISITA
La palazzina dei Mulini è articolata su due piani:
Al pianterreno si trova l'appartamento dell'imperatore preceduto da un ingresso, il Salone degli ufficiali, da cui si accede all'ampio salone affacciato sul giardino, la cosiddetta Galleria; questa sala conserva le decorazioni parietali, tra cui il delicato velario rosa disteso sull'azzurro del soffitto, ed è arredata con mobili in stile impero, alcuni provenienti dalla reggia di Fontainebleau, ed interessanti dipinti tra cui una copia della celebre opera di Jacques-Louis David Napoleone al valico del San Bernardo. Una delle preoccupazioni di Napoleone fu quella di dotare la nuova dimora di una fornita Biblioteca con oltre 2000 volumi, facendoli arrivare persino dalla Francia (ne restano più della metà, tra cui la preziosa collezione del "Moniteur Universel", quasi completa, dal 1790 al 1813). Attigua alla biblioteca si trova la Camera da letto, con il letto che secondo la tradizione sarebbe appartenuto all'imperatore, riccamente decorato in stile impero; alla parete si trova il raffinato Ritratto del Re di Roma, il figlio di Napoleone, copia di Claudio Bulgarini dall'opera di Pierre Paul Proud'hon. Immaginate il fedele Saint-Denis, soprannominato "Mameluk Alì", che dormiva su una stuoia buttata sul pavimento, accanto alla porta che dà sull'anticamera, a fare di notte la guardia all'Imperatore.

Completano il pianterreno l'Anticamera, dove sono esposte interessanti incisioni raffiguranti le principali imprese militari di Napoleone, e l'austero Guardaroba, destinato ad ospitare i valletti che provvedevano alle necessità dell'imperatore, arredato con mobili di primo Ottocento di cui alcuni di manifattura francese. Nella Camera dei valletti una grande tavola apparecchiata con stoviglie in ceramica ricorda un momento della vita quotidiana dell'imperatore. Segue l'arioso Salone dell'imperatore, decorato con il motivo ricorrente del finto tendaggio ed arredato da un elegante salotto realizzato verso la metà dell'Ottocento, in origine nella Sala dei cimeli napoleonici della "Collezione Foresiana" (di proprietà comunale); sempre da questa collezione provengono due dipinti di Antonio Morghen raffiguranti noti episodi della vicenda napoleonica. Il Gabinetto dell'imperatore, restituisce l'atmosfera austera dello studio e del lavoro quotidiano, confermata dalla presenza di un mobile contenente libri e dall'apertura sull'attigua biblioteca. Al piano superiore, il Vestibolo era destinato, nei progetti di Napoleone, alla consorte di Napoleone, Maria Luigia d'Austria; in realtà venne per un certo periodo abitato dalla sorella Paolina. Affacciato sul giardino si apre l'arioso Salone delle feste, destinato alle cerimonie ufficiali, nel cui soffitto si ripete il motivo decorativo del velario teso sul cielo unito a vittorie alate e trofei allegorici. Lungo le pareti sono esposti il busto di Napoleone I, attribuito al francese François Rude, raffigurante l'imperatore secondo la tipica iconografia dell'eroe romantico e, di fronte, il ritratto, sempre in marmo, della sorella Paolina Borghese. Al centro troneggia lo scenografico Letto da parata, in stile Impero, portato da Letizia Bonaparte all'Elba da Parigi e, dopo la partenza di Napoleone, trasferito a Lucca nella residenza ducale dell'altra sorella Elisa Baciocchi. In una saletta laterale è custodito il letto da campo realizzato per Napoleone (uno dei tanti che l'imperatore portava con sé nelle sue campagne militari), in ferro e ottone. Il resto del piano è occupato dalle stanze di Paolina Borghese: lo Studio, arredato con mobili stile impero e con il busto di Ferdinando III dei Medici; segue il Boudoir e quindi il Salotto, da poco restaurato, destinato a mostrare il prezioso manto in velluto ricamato appartenuto a Paolina.

La visita continua nel Giardino della Palazzina, affacciato sulle scoscese scogliere, i cui lavori di progettazione e realizzazione furono seguiti personalmente da Napoleone che amava sostarvi ad osservare il bel panorama sottostante, una scena immortalata, nella sua quotidiana normalità, da numerose stampe di genere popolare.